Mancano tre giorni all’arrivo della sonda Juno attorno a Giove!
Ancora poche ore e la sonda, dopo un lungo viaggio di cinque anni e quasi tre miliardi di chilometri, s’inserirà nell’orbita polare del gigante gassoso, il più grande pianeta del Sistema solare. La conferma dovrebbe arrivare sulla Terra alle 20:18 del 4 luglio, ora del Pacifico, quando in Italia saranno all’incirca le 5 del mattino del 5 luglio.
La missione della Nasa, di cui il nostro Paese, con l’Agenzia spaziale italiana (Asi), è partner principale, consentirà nei prossimi 20 mesi, attraverso 37 orbite, di studiare approfonditamente il pianeta, come mai si era fatto prima d’ora. Juno sarà la prima missione a volare sui poli di Giove, ruotando su se stessa come una trottola spaziale. Sarà la più lontana sonda umana alimentata a energia solare, grazie agli 11 pannelli che tappezzano i sue 3 bracci lunghi 9 metri e mezzo, che coprono una superficie grande come un bilocale, pari a circa 60 metri quadri. Juno analizzerà il campo gravitazionale e magnetico di Giove, proverà a penetrare le fitte nubi che lo avvolgono interamente generando enormi vortici. Misurerà, inoltre, l’abbondanza di acqua, e cercherà di scoprire se il pianeta contiene un nucleo solido.
Il ruolo dell’Italia nella missione Juno è fondamentale. A bordo della sonda sono, infatti, presenti due strumenti italiani, entrambi con il supporto e il coordinamento dell’Asi. Il cuore scientifico di Juno è la camera a infrarossi con spettrometro “Jiram” (Jovian infrared auroral mapper), realizzata da Leonardo-Finmeccanica sotto la guida scientifica dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf). Il suo compito sarà lo studio delle aurore e della composizione dell’atmosfera gioviana. Il secondo concentrato di tecnologia made in Italy è lo strumento di radioscienza “Kat” (Ka-band translator), realizzato da Thales Alenia Space Italia, sotto la responsabilità scientifica della Sapienza Università di Roma, per analizzare la composizione interna di Giove e il suo campo gravitazionale.
“Con Juno adesso e Bepi Colombo tra un anno e mezzo su Saturno, avremo completato il novero di pianeti del Sistema solare intorno ai quali orbitano missioni spaziali con strumenti italiani a bordo – sottolinea Enrico Flamini, chief scientist dell’Asi -. Solo gli Usa, con la Nasa, possono vantare questo record. Una dimostrazione dell’eccellenza scientifica e tecnologica dell’Italia”. A testimonianza del forte legame esistente tra il nostro Paese e Giove, a bordo di Juno c’è una targa raffigurante Galileo Galilei, il primo, più di quattro secoli fa, a volgere il proprio sguardo verso Giove con il suo cannocchiale. Insieme alla targa anche la riproduzione di alcuni appunti del padre della scienza moderna sulla scoperta dei principali satelliti gioviani: Io, Europa, Ganimede e Callisto.
Intanto il più grande dei pianeti del Sistema Solare è ancora ben visibile in prima serata nel cielo occidentale. Non lo potrete confondere, è l’oggetto più luminoso di queste notti (seguito da Marte che però brilla a Sud in orari serali).